“Qualche giorno fa ho ricevuto un’e-mail dall’agente di Hanna Rosin che mi chiedeva se volevo recensire il suo libro “La fine degli uomini”. La stessa notte ho avuto un attacco di gastrite. Queste sono le ricompense che si hanno lavorando nel campo. Cosa mi ha fatto star male, vi chiederete (oltre alle innumerevoli tazze di caffè ingurgitate per rabbia)?
Il titolo del libro, per dirne una. E’ un’oscenità in questo mondo dove le donne, in molti paesi, hanno meno diritti dei cani o delle biciclette. E’ un’oscenità anche in senso generale, perché scommette sulla “guerra dei sessi” e tutte/i sappiamo quanto tali guerre siano divertenti e remunerative per chi le istiga. L’argomento non ottiene in alcun modo attenzione se visto dall’altra parte. Non credo proprio che un libro intitolato “La fine delle donne” otterrebbe la stessa attenzione, anche se le donne stanno in qualche modo “finendo” in Cina e India. Gli uomini, d’altro canto, non stanno finendo.” Echidne dei Serpenti (pseudonimo di una scrittrice femminista americana), 12.9.2012.
Nel frattempo, due ricercatori di sesso maschile, anch’essi statunitensi, hanno esaminato indipendentemente i dati e le percentuali che fungono da “prove” per la tesi del libro. David Brooks e Derek Rose si sono presi la briga di interpellare le fonti, dagli istituti di ricerca agli uffici governativi, dimostrando che frasi come “Le donne di vent’anni guadagnano di più degli uomini di vent’anni”, o “Gli uomini dominano ancora le alte sfere delle corporazioni perché molte donne si prendono il tempo di crescere i figli” sono proprio le stronzate che sembrano.
“Alla fine delle ricerche, cos’abbiamo appreso? La presenza di uomini e donne nel mercato del lavoro scende ugualmente a causa della recessione. Le donne hanno comunque un tasso minore di partecipazione al mercato del lavoro. Più donne che uomini sono affette da disabilità. Le entrate degli uomini, in media, non sono cresciute o diminuite in modo significativo, ma gli uomini guadagnano ancora più delle donne.” Derek Rose, settembre 2012.
Adesso prendete nota di tutto questo. Femministe, opinionisti uomini e donne, intellettuali uomini e donne, negli Usa hanno già smantellato e buttato nel cestino (come si merita) il libro di Hanna Rosin: ma nei prossimi giorni ve lo troverete sui giornali italiani in tutte le varianti della fesseria “la dominazione delle donne: una ricerca prova che gli uomini sono alle fine”. Ma la cosa più triste e dannosa è che troverete anche qualcuna delle “femministe storiche” italiane intenta a considerarlo ponderatamente e a “lasciarsi interrogare”: senza aver minimamente controllato se quel che dice il libro è vero, sensato e risponde alla realtà, senza aver dato un’occhiata neppure di striscio a come le femministe statunitensi lo hanno commentato. Sarà, insomma, la stessa sceneggiata già vista per l’articolo “Le donne non possono avere tutto” o per il vomitevole “Cinquanta sfumature di grigio”. Qualsiasi prodotto arrivi dalla Grande America, soprattutto se è una martellata commerciale sulle nostre ovaie, merita tutta la nostra attenzione. O no? Maria G. Di Rienzo