Intervista a Julie Zeilinger di Chloe Angyal per “Feministing”. Trad. e adattamento M.G. Di Rienzo
Julie Zeilinger è la fondatrice e l’editrice di “F Bomb”, un blog femminista pensato per le adolescenti e da loro stesse gestito. Julie è una liceale di Pepper Pike, Ohio, il che rende la sua impresa (maneggia un blog che ha collaboratrici da tutto il paese) ancora più impressionante. Julie dice che il suo problema più grande è armonizzare i suoi impegni di studente e quelli di editrice del blog. E’ entusiasta dell’avere così tante collaboratrici e del dover lavorare su così tanti commenti, ma dice che avrebbe costruito e mantenuto il sito “anche se nessuno lo avesse mai letto. Ne avevo bisogno per me stessa”.
La Bomba F (F Bomb) è pensata per riempire lo spazio vuoto che lei hai visto nella blogsfera femminista, creando un posto dove le adolescenti potessero parlare per se stesse, invece di essere semplicemente “discusse” da altre persone. Inoltre, Julie pensa che le giovani femministe qualche volta siano isolate, un problema che la tecnologia può alleviare. “Al liceo è veramente difficile incontrare un’altra femminista, ed è qualcosa che spesso le nostre compagne non riescono a capire davvero, perciò volevo avere un luogo in cui potessimo trovarci tutte insieme e condividere le nostre idee”.
Chloe Angyal: Cosa ti ha condotto al femminismo, e in special modo a dare inizio a “F Bomb”?
Julie Zeilinger: I miei genitori mi hanno cresciuta rifacendosi ai valori femministi, ma mi sono veramente interessata al femminismo in terza media, quando dovevo tenere un discorso alla mia intera scuola. Avevo letto un articolo sul feticidio e l’infanticidio femminile. Ero scioccata dallo scoprire che esistesse una pratica misogina di questo tipo, ma ero ancor più disturbata dal pensiero che cose simili stavano accadendo e io non ne sapevo nulla, e che la maggior parte delle persone neppure si fermava a pensarci. E’ stato allora che ho cominciato a fare ricerche sulle istanze delle donne ed ho imparato di più sul movimento femminista, anche leggendo i blog come “Feministing”.
Ho creato “F Bomb” perché desideravo un posto dove le adolescenti femministe potessero postare quel che volevano, discutere delle cose importanti nelle nostre vite, e creare una comunità di persone. Volevo anche che le adolescenti femministe capissero che le loro voci hanno valore, e che c’era un luogo dove quelle voci sarebbero state ascoltate: i media e la società in genere per lo più fanno supposizioni su di noi, ma nessuno chiede mai la nostra opinione.
CA: Qual è la tua eroina preferita in letteratura?
JZ: Ne ho moltissime. Quest’anno a scuola sto leggendo “La lettera scarlatta” e “The Awakening” per la prima volta. Credo che la mia eroina preferita dovrebbe essere un mix fra Hester Prynne e Edna Pontellier. L’idea di aver completa fiducia in te stessa e in ciò che il tuo genere significa per te, mentre ti trovi in un’epoca che ti forza nella direzione opposta è qualcosa di fantastico per me: credo sia duro anche farlo oggi, perciò non riesco ad immaginare come doveva essere cento e più anni fa.
CA: E nella vita reale, chi sono le tue eroine?
JZ: Prima di tutto e più di tutte mia madre. E’ meravigliosa. Sono stata capace di dare inizio a “F Bomb”, di credere che potevo davvero riuscirci e di inseguire il mio sogno perché lei mi ha cresciuta in modo che io credessi in me stessa e non mi dessi mai per vinta. Poi sono continuamente deliziata da Gloria Steinem, ed amo gli scritti di bell hook.
CA: Quale delle notizie recenti ti ha fatto più venir voglia di urlare?
JZ: Il Daily Telegraph ha riportato di recente il fatto che bimbe di 3/5 anni si preoccupano del loro peso. E io so che è vero. Lavoro in un programma di doposcuola per bambini dell’asilo e delle elementari, perciò sento spesso le bimbe che parlano del loro “essere grasse”. La questione della percezione del corpo nelle giovanissime non sta scomparendo, sta solo peggiorando sempre di più, e questo mi disturba e mi spaventa.
CA: Secondo te, qual è la più grande sfida che il femminismo affronta oggi?
JZ: Penso sia la parola “femminismo” in se stessa. Conosco molte ragazze (e anche molti ragazzi) il cui cuore è femminista, ma che rifiutano assolutamente di identificarsi come femministe. Forse è per lo stigma accoppiato alla parola, o perché pensano che sia una cosa solo per le donne. Io credo che il sessismo faccia male a noi quanto agli uomini, dovremmo trovare modi per essere inclusive. E la generazione più anziana delle femministe dovrebbe cercare di includere le giovani nel movimento. Il mio rispetto per la parola “femminismo” è completo, per tutto ciò per cui lotta e per tutto ciò che ha fatto per me e per le altre donne, ma senza inclusione e senza sostegno nessuna delle cause per cui stiamo lavorando si tradurrà in realtà.